giovedì 9 giugno 2016

CONTRASTARE DAVVERO I PADRONI E IL GOVERNO


Chi non ha voluto difendere lo Statuto dei Lavoratori, chi ha in definitiva accettato l'abolizione dell'art.18, i “licenziamenti per ragioni economiche” e l'abolizione del diritto al reintegro per i licenziamenti illegittimi, si presenta oggi a chiedere la firma per una legge “sui Diritti del lavoro”.

Ma quali diritti? 
In 97 articoli, 29 pagine fitte, di “Carta dei diritti universali del lavoro”, sui diritti ci sono solo parole vaghe e NESSUNA CERTEZZA. Il resto ricopia e riorganizza la LEGISLAZIONE DEL LAVORO DEGLI ULTIMI ANNI, compreso il lavoro a termine, interinale e occasionale e inclusi i contenuti dell'accordo del 10 gennaio 2014 su rappresentanza e divieto di sciopero contro accordi firmati. Tra l'altro, verrebbero regolati minuziosamente per legge rapporti finora regolati dai contratti nazionali, mentre per esempio per l'orario di lavoro è previsto il limite medio e derogabile di 48 ore settimanali nell'arco di 4 mesi che è perfettamente compatibile con lavorare 96 ore una settimana si e una no!

La "raccolta di firme" per chiedere una legge popolare “sui Diritti del lavoro”, ammettendo che riesca nel suo intento, NON ripristinerà lo Statuto dei Lavoratori né tanto meno lo estenderà ai lavoratori precari e autonomi visto che oltretutto si chiede di farlo esattamente alle stesse forze politiche che lo ha demolito.
Si tratta di un metodo che di sindacale non ha niente e che non fa altro che confermare la rinuncia a mettere in campo azioni di reale ed efficace contrasto allo smantellamento dei diritti dei lavoratori.

E mentre in Italia si raccolgono firme, in Francia sindacati e lavoratori bloccano l'intero paese contro un progetto molto simile al jobs act.
I diritti dei lavoratori, se li si vogliono difendere, lo si deve fare anzitutto nelle fabbriche, nei contenuti dei contratti nazionali, nel contrasto di tutti i giorni alle pretese delle aziende su ritmi di lavoro, pause e salario. 
E lo si deve fare respingendo con iniziative di lotta adeguate i provvedimenti che il governo continua a prendere per togliere diritti e salario ai lavoratori e fare regali alle aziende a spese dell'INPS, cioè delle nostre pensioni. 
E' questo il metodo che noi intendiamo continuare ad applicare.

8 giugno 2016
S.Cini, G.Garzella, G.Romboli, M.Ruffa 

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